Barbara Bonomi Romagnoli | Taglio ecologico a tempo di rock – ContestaRockHair a Roma
121
post-template-default,single,single-post,postid-121,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-1.6.1

Taglio ecologico a tempo di rock – ContestaRockHair a Roma

Le forbici tagliano a tempo di rock. E chi le maneggia accenna dei passi, scivolando dallo sgabello a terra. Lo specchio rimanda un’immagine diversa da quella di quando il cliente è entrato.

Succede sempre dal parrucchiere, ma qui la sensazione è diversa. Forse perché ti offrono subito un caffè o sarà per via della musica e delle porte aperte sul quartiere romano Monti. Oppure dipende da quelle cinque ecobox per la raccolta differenziata dei materiali utilizzati che occupano più spazio di prodotti o chincaglierie. O sarà che qui non accade di litigarsi riviste di gossip: qui non ce ne sono proprio e anzi si chiacchiera piacevolmente con chi in quel momento ha la tua testa fra le mani. Sì perché a ContestaRockHair chi vi lava o mette il colore non è detto sia la stessa persona che vi farà il taglio o la piega. La filosofia, ché di questo si tratta, è che tutti sappiano fare tutto. E chi sta dall’altra parte, l’insoddisfatto famigerato cliente, si sente parte di un movimento, come lo chiamano gli ideatori di questa impresa. Una scommessa partita nel ‘96 che punta a rivoluzionare qualcosa che nell’immaginario rimanda solo a un pensiero frivolo, spesso dispendioso e che quasi sempre non ha niente a che vedere con una “azione politica”. Invece nei saloni di ContestaRockHair sparsi per il mondo (Roma, Firenze, Miami, Shanghai) senza comizi o salotti elettorali, ma più semplicemente con scelte quotidiane, si tenta di fare qualcosa di diverso, che trasforma il mondo circostante. A cominciare dai locali di lavoro che cercano di essere a zero emissioni. E il tutto è previsto da un Codice etico condiviso da tutti i lavoratori. Fra l’altro si sottolinea l’importanza del rispetto delle diversità in tutte le loro accezioni, anche per questo è fondamentale uno staff internazionale, così da avere un confronto concreto fra culture. «La nostra sfida è di trasformare un’attività artigianale in un’impresa che stia dentro il mercato ma con uno stile e un’impronta diversi – racconta Filippo, fra i decani del gruppo – Ad esempio, abbiamo aderito al progetto Impatto Zero di Life Gate. Lo scorso anno, quando c’è stato il problema di Napoli, abbiamo organizzato una serata dal titolo Città sommerse, uno degli slogan era Abbiamo prodotto tanta spazzatura da sommergere anche il futuro». Ghostbusters con maschere antigas tagliavano capelli, circondati da balle di spazzatura. «Non siamo né buoni samaritani né pensiamo di cambiare tutto il mondo – spiega Filippo – ma neanche pensiamo solo ai soldi. Avevamo un’idea e ci siamo permessi il lusso di sperimentarla». Non è certo poco di questi tempi.


Pubblicato su La nuova ecologia, settembre 2009



Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi