La carota deve sapere di carota – intervista a Jacopo Fo
“Rilassati e goditi la vita: te lo meriti… Ma ricordati, che anche le formiche hanno i loro diritti”. È il motto della libera università di Alcatraz che sta immersa nell’Umbria, dove dal 1981 si inneggia al vivere sano, possibilmente per tutti. Ma ci sono anche delle avvertenze, anzi venti buoni motivi per non andare ad Alcatraz. Tra questi si segnala ai gentili ospiti che il cibo “sarà anche sano ma manca di classe: pasta e fagioli, spezzatini, verdure crude e focacce”. Parola di Jacopo Fo & C.
Quindi, niente melanzane senza semi, patate resistenti agli insetti, fragole con il gene del pesce baltico per farle resistere al freddo, tabacco con il gene della lucciola e dello scorpione perché non faccia la muffa… In una sola parola, non c’è traccia di ogm [organismi geneticamente modificati] ad Alcatraz.
“Assolutamente no: qui il cibo è tutto biologico – racconta Jacopo Fo – ma del resto in Italia si sta fin troppo bene, se pensi che di recente a Bologna hanno trovato tracce di pesticidi solo nel quaranta per cento della frutta e della verdura… Cosa vuoi, qualche fragola con i ricostituenti, patate imbottite di medicinali, ti mangi quelle e ti passa il raffreddore…Vuoi mettere un pomodoro che rimane tale dieci giorni interi?”
Insomma, la vostra è una tavola imbandita di cibo sano: ma piace?
Vuoi mettere il sapore di una carota che sa di carota? Il piacere viene da lì, in buona misura. Certo non bisogna esagerare con macrobiotica o simili. Come ho già raccontato altre volte, sono da anni alla ricerca di una qualità totale che mi soddisfi in modo bestiale ma non sempre è facile… ognuno ha un’idea diversa di quel che vuole e di come lo vuole, e non esiste un unico concetto di qualità. Ad esempio a me la qualità totale di Agnelli fa schifo.
Allora provi, vai avanti per tentativi, cercando di rispettare la natura e l’ambiente. Vent’anni fa avevamo messo su il centro vegetariano, facevamo il toufu fritto e le alghe in brodo. Beh, la macrobiotica può essere meravigliosa, ma non sempre il vostro papà è felice di mangiare soja e gioia.
Il mio, per esempio, andò in bestia. Tentò di strangolarmi e attaccò il ristorante con un manipolo di assatanati distribuendo due casse di polli arrosto che furono sbranati a mani nude in spregio a qualsiasi bon ton e a qualunque senso dell’etichetta a tavola. Dopo sei giorni di dieta vegetariana imposta dalla direzione di Alcatraz, il corso di teatro del 1981 scannava cadaveri di volatili da cortile. Un’ottantina di giovani allievi, normalmente ben educati, urlavano e saltavano su sedie e tavoli allo scopo di acchiappare brandelli di vera ciccia agli ormoni cotta in pessimo olio di oliva rettificato e guarnito da patate affogate e torturate in un’orribile liquame da friggitoria, probabilmente grasso di porco raffinato, decolorato, riedulcorato e rifritto… Bisogna procedere con calma, ricominciare ad allenare il gusto, il sapore, che ovviamente non è riconosciuto come valore commerciale.
Eppure c’è chi sostiene, come l’Assobiotec, che cresce il partito dei “semi-fiduciosi”, ossia coloro che non sono ostili agli ogm…
Ma quali semi-fiduciosi, qui non si fida più nessuno: abbiamo avuto la Coca cola con il topocida e i polli malati di antibiotici che fanno crescere le tette ai bambini. Poi, insisto: quelli che sono favorevoli agli ogm sono gli stessi che se il medico gli prescrive una scatola di antibiotici, se ne comprano due! Vivono male, ma non si chiedono il perché. E poi le statistiche lasciano il tempo che trovano… vogliamo dire che sono truccate? È di un po’ di tempo fa la storia delle ricerche che uscivano sul clima, negando l’effetto serra.
Poi, guarda caso, la Ford e la General Motors hanno smesso di finanziare il centro studi e non hanno più pubblicato dati del genere. In realtà, quello che ci propongono è un grande delirio di sviluppo insostenibile, per non parlare di quanto sia assurdo e demenziale il gioco della registrazione: brevettare le piante e gli ogm, le piante sintetiche e i semi che non rinascono…
Se pensi che in Germania è stato verificato che in un semplice vasetto di yogurt alla fragola gli ingredienti che lo compongono hanno percorso migliaia di chilometri prima di arrivare al consumatore, o la povera frutta americana che deve fare duemila chilometri prima di arrivare a tavola. È veramente una faticaccia, altro che stress, in questo modo l’energia prodotta dal cibo, che è quella che dovrebbe servirci a vivere, è paradossalmente inferiore a quella che serve per produrlo
E poi, dimmi tu,come si fa ad andare ancora in brodo di giuggiole? Cambia pure il linguaggio… Chi lo sa più che le giuggiole sono ciliegie con poca polpa? Chi conosce più i corbezzoli, i cornioli, i sorbi? Abbiamo le nespole giapponesi, ma sono diverse dalle nostre, quindi come glielo spieghi ai giapponesi che con la pazienza e la paglia maturano le nespole?
Con il tempo cambiano le abitudini, non è detto che sia un male…
Sì, certo, ma se ne sentono di tutti i colori: molti aneddoti di questo tipo li abbiamo raccolti in un volumetto che si intitola “Il calzino che non puzza. La sogliola che simula l’orgasmo” [Edizioni nuovi mondi, 10 euro, Info: tel 075 9229911, www.alcatraz.it, n.d.r.]. Per esempio, quello dei ricercatori di Edimburgo che hanno creato una “superpatata” geneticamente modificata che brilla quando ha bisogno d’acqua.
Hanno iniettato nelle piante di patata il gene della fluorescenza tratto dalla medusa luminescente, la Aequorea victoria, e così le foglie della patata brillano di verde quando ‘hanno sete’. Se le date un po’ di vino diventa una insegna al neon… poi con le pioggie che ci aspettano, hanno pensato di bombardare le nuvole con l’argento, sai di che colore diventa!
Ma il problema della pioggia rimane una causa importante per molti paesi del mondo, in quel caso come fai a sfamare tutte quelle persone? Senza acqua è difficile produrre anche il biologico…
Ma siamo noi ad aver una alimentazione tossica, mangiamo troppa carne. Quanti terreni, sterminati territori, potrebbero essere coltivati e restituiti all’agricoltura. E a una sana alimentazione. Di recente si sono moltiplicate le allergie alimentari, però pochi sanno chi è il nonno degli ogm: è il granoduro. Negli anni ’50 diecimila piante vennero modificate, alcune davano grande produttività e si mantennero solo quelle. È dagli esperimenti fatti allora che è ‘miracolosamente’ comparsa l’allergia al glutine.
Come sempre, è un problema di informazione. Ogni giorno esce un nuovo ritrovato per la malattia della stanchezza, la depressione, le intolleranze alimentari, il crollo della fertilità, le allergie, l’asma o i tumori come se fossero fenomeni completamente separati, che derivano da cause sostanzialmente diverse. In realtà, la causa è una, l’inquinamento…dobbiamo partire da lì.
Anche per la fame nel mondo, altro che ogm come sostengono in molti: ma se viene distrutto il cinquanta per cento del cibo prodotto… È questione di numeri: per vivere bastano 1500/1800 calorie al giorno, noi “occidentali”, abitanti dei paesi sviluppati, ne consumiamo 3.500 almeno… ce la facciamo a morire lo stesso! Ecco, ho capito a cosa servono gli ogm: ad ammazzare almeno gli africani!
Allora si potrebbe pensare ad una tavola imbandita di ogm, per far fuori qualcun altro…
Macché! Berlusconi è steineriano, ad Arcore è un grande sostenitore dell’agricoltura biodinamica e mangia solo il biologico.
Sai Steiner, il tipo che dice che la carota va vicino all’aglio perché la protegge, o il mais insieme alla zucca e il pisello con il fagiolo, insomma bisogna assecondare le sinergie tra i vegetali, la loro musicalità, che poi è la filosofia dei prodotti omeopatici.
Allora, ci dica Berlusconi come fa a spiegare alle figliolette che a casa ascoltano la musica della carota e poi il loro papà sostiene gli ogm. Forse è che la biodinamica va bene per loro che sono ricchi, mentre ai poveri solo cibi scadenti, senza “sonorità”. La Fininvest aveva pensato pure ad una catena di ristoranti vegetariani in tutta Italia, ma poi il progetto si è fermato, era troppo costoso.
Io alla fine mi chiedo: l’universo è perfetto o una cagata fatta da un pazzo? E mi si potrebbe rispondere: sei contro la modernità. Ma non si tratta di questo. Se la carota ha avuto migliaia di anni di selezione naturale, sicuramente quella che coltiveremo in modo “naturale” è la migliore.
(pubblicato su Carta 31/2002, www.carta.org)