A pranzo con… Lucia Martinelli
Intervista a Lucia Martinelli, ricercatrice al Museo delle Scienze di Trento Pubblicato su L'Essenziale del 9 luglio 2022...
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Read MoreÈ possibile progettare oggetti che tengano conto della relazione fra essere umani e mondo vegetale? Si può essere ecologici e belli al tempo stesso utilizzando materiali di riciclo? Per Urban Symbiosis Design la risposta è affermativa e anche concreta, con la creazione di elementi per l’arredo che ospitano piante bio-filtranti e hanno come fine ultimo il benessere di chi vive quei luoghi. Urban Symbiosis Design nasce dalla ricerca di Pietro Follini, che da anni intreccia il suo viaggio creativo fra arte, design e comunicazione.
Da circa dieci anni utilizzo il doppio cognome: non perché abbia origini nobili ma come forma di protesta riguardo la mancata possibilità in Italia di utilizzare come meglio si voglia il cognome materno, da solo o in coppia con quello paterno, possibilmente in ordine alfabetico a sancirne il pari valore. Spesso e volentieri la mia è considerata una boutade da femminista eppure recentemente anche la Corte Costituzionale si è nuovamente pronunciata dicendo che il cognome unico è un retaggio patriarcale sollecitando nuovamente il Parlamento a legiferare in materia. Una sentenza del 2016 della Corte aveva già dichiarato l’incostituzionalità delle norme relative al cognome finora vigenti che hanno sempre prediletto quello paterno al materno. Dopo quella sentenza è possibile dare entrambi i cognomi ma sempre facendo seguire quello materno a quello paterno.
«Nessuno l’avrebbe presa. Era nera, nessuno l’avrebbe amata. Sarebbe dovuta tornare e restare più che mai alla mercé della padrona». E non una padrona qualunque, ma una donna «altezzosa, turbolenta, lunatica e severa. In parole povere, una scorbutica in tutto e per tutto» che riversa sulla piccola Alfrado, detta Frado, e soprannominata Nig – diminutivo di nigger – una violenza inaudita e feroce per anni e anni, per niente smussata dalla finzione letteraria … la quale altro non è che la vicenda autobiografica di Harriet E. Wilson. Nata nel 1825 in...
Read MoreChi di noi non ha giocato a girotondo? È un gioco aperto, accogliente, divertente.O almeno così dovrebbe essere. Andiamo tutti giù per terra ma poi ci rialziamo.A volte qualcosa va storto, nella tenera età e anche nell’adolescenza si può essere crudeli e l’esclusione diventa totale, ma si può continuare a insegnare alle bimbe e ai bimbi che nessun@ deve essere lasciato per terra. È questo l’intento di un bellissimo libro Giro Girotondo, appena pubblicato da Settenove (2019, pp 48, 14,50 €) con il patrocino di Amnesty International, rivolto ai bambini e alle bambine dai tre anni in su, scritto e ideato da Cristina Obber e illustrato da Silvia Vinciguerra, per sensibilizzare sul tema del bullismo.
Abbiamo incontrato le autrici alla presentazione al Senato della Repubblica, alla quale hanno partecipato anche i familiari di adolescenti che non hanno avuto la forza di reagire.
Ti si ferma lo sguardo su parole e immagine e subito hai un sussulto. Che la copertina faccia a pugni (chiusi come quelli delle Femen) con il titolo e l’inchiesta delle pagine interne, lo hanno già notato altre. Per il contrasto dei significati ma anche perché sono le solite tette a illustrarci “qualcosa” che dovrebbe, pur ammiccando agli uomini, riguardare solo le donne, come se la rivoluzione femminista non avesse riguardato, e non riguardi, l’altro sesso. Non solo, ogni volta che sento o leggo che “le donne hanno perso” mi dico che se perdono loro, perdono tutti.
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