Barbara Bonomi Romagnoli | violenza
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Anarkikka, Sophie Lamda, Emma Dante ovvero …mai mettere lucchetti ai destini

Il tratto prima di tutto mi ha colpito, quando anni fa mi imbattei in una vignetta di Anarkikka, nome d’arte – mai più azzeccato – di Stefania Spanò: un segno geometrico e al tempo stesso morbido, il bianco e nero alternato a spruzzate di colori e l’essenzialità, anche nell’uso di un lessico puntuale e mai banale per i messaggi trasmessi. Nella raccolta ragionata edita da People dal titolo «Smettetela di farci la festa» – con l’eloquente sottotitolo “Di discriminazioni in genere” – si ritrovano molte delle sue storie in pillole, vignette...

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Cosa ne pensano i ragazzi? Il confronto a Torino con Università e Telefono Rosa

Anche l’università si mobilita in vista del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne: da Milano, dove l’Università Bicocca (di cui abbiamo raccontato il programma qui)partecipa alla campagna UNiTE to End Violence Against Women (con tre appuntamenti dal titolo significativo: «Parole, no violenza», «Violenza contro le donne: un anacronismo inaccettabile», «La mujer que merezco – La donna che merito di essere»; a Verona dove verrà messo in scena lo spettacolo Maledette suffragette. Storie canti e immagini della lotta per l’emancipazione delle donne, fino a Palermo con l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali che ospiterà «Una sciarpa rossa contro la violenza sulle donne», ed è possibile aderire all’iniziativa pubblicando foto sui social network usando gli hashtag #sciarparossa #25novUniPa #questononeamore. A Torino, invece, il Dipartimento di Psicologia e il Comitato Unico di Garanzia con la collaborazione dell’Associazione Volontarie Telefono Rosa Piemonte di Torino organizzano un convegno dal titolo «La Violenza maschile sulle donne nella percezione giovanile». Saranno divulgati e commentati i dati raccolti attraverso più di 5mila questionari compilati da allieve e allievi delle classi quinte di alcuni istituti scolastici di Torino e provincia e da studentesse e studenti iscritti all’Università degli Studi di Torino, in merito alla percezione giovanile della violenza nei confronti delle donne.

Lavoro, legge 194, autodeterminazione. Ripartire dalle origini della violenza. I movimenti verso la Giornata Internazionale

Il punto resta sempre lo stesso, da anni, decenni oramai. A corrente alternata l’opinione pubblica si indigna e si commuove per un femminicidio, uno stupro, una violenza reiterata e al contempo è ferma alla stessa lettura di quel che accade: la donna in questione se l’è cercata, aveva comportamenti compiacenti, mentre lui è stato colto da una folle sregolatezza magari per gelosia. L’attenzione mediatica, tendenzialmente morbosa e spettacolarizzante, punta i riflettori sulla “violenza” ma senza uscire, se non in rare eccezioni, dallo stereotipo del vittimismo che sembra essere una delle condizioni sine qua non che madre natura abbia concesso alle femmine. E se provassimo a vedere le cose da un altro punto di vista?

Il posto delle donne esiste, basta cercarlo

“Ciao Carmen, ho fatto, come ti vanno le cose.
È il mio maglione.
Come?
[…]
DAMMELO SUBITO O TI SPACCO LA FACCIA.
A quel punto ho avuto paura, non degli sguardi che avevamo addosso, e nemmeno di essere aggredita da Carmen. Ho avuto paura di come possono cambiare i sentimenti delle persone.
Come poteva qualcuno che mi aveva voluto bene odiarmi così. Mi sono tolta il giubbotto, ho levato il maglione e sono rimasta qualche minuto mezza nuda, col reggiseno e i jeans. Le ho dato il maglione, ho rimesso il giubbotto, ho pagato le mie birre e sono uscita dal bar”.

Iacona: violenza alle donne, questione politica

Riccardo Iacona non ha bisogno di presentazioni, è un giornalista conosciuto per il suo impegno civile e ammette con franchezza: “la notorietà sta giocando a mio favore”. Infatti, sul suo ultimo libro Se questi sono gli uomini. Italia 2012 La strage delle donne (2012, Chiarelettere) si sono accesi riflettori che mai si erano posati su altre e altri che da anni denunciano la stessa storia. Ovvero donne ammazzate in quanto donne, in una sola parola: femminicidio. Iacona ha scritto un libro puntuale, preciso, che non scade nel dettaglio morboso. Ricostruisce le storie, cerca i fili rossi che uniscono i diversi omicidi, intervista familiari e vicini di casa, entra nelle case perché è in questi luoghi che la violenza si manifesta con maggiore frequenza. Una violenza, vale la pena ripeterlo, che ha molti volti, perché prima di arrivare alla morte ci sono vessazioni e pressioni psicologiche, spintoni e urla.

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