Barbara Bonomi Romagnoli | diritti
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Aborto, surrogata, prostituzione, velo Libere tutte, di fare le proprie scelte Questo è femminismo

«Davanti al Grand Canyon, Thelma e Louise sono costrette a fermarsi. Alle spalle infinite macchine della polizia, di fronte il vuoto. Si guardano, sorridono, intrecciano le loro mani e le protendono verso l’alto, spingendo sull’acceleratore. L’ultima immagine è quella di loro due nell’auto sospesa nel vuoto. […] Muoiono perché quello che è mancato alla loro libertà è la costruzione di un nuovo ordine simbolico, una volta girate le spalle a quello maschile» [pag 13, Libere Tutte]. 

La mancanza come misura della libertà: è forse questa una delle possibili chiavi di lettura di «Libere tutte. Dall’aborto al velo, donne nel nuovo millennio» (Minimum Fax, 2017), volume molto agile e ricco, scritto a quattro mani da Giorgia Serughetti, ricercatrice torinese, e Cecilia D’Elia, attivista romana. La mancanza – variamente declinata – alla base delle diseguaglianze sociali ed economiche che fortemente colpiscono il genere femminile, con conseguenze dirette sulle scelte da fare, sulla possibilità di accedere ai propri diritti, sulla piena cittadinanza ad agire. A partire da qui, D’Elia e Serughetti hanno scelto di affrontare cinque temi in particolare (aborto, gestazione per altri, matrimonio, prostituzione e velo), tutti hanno a che fare con la «libertà» delle donne. Quella facoltà – ma anche un sentimento – così complessa e desiderata, respinta e inseguita, personale e collettiva, che le autrici hanno cercato di dipanare in una riflessione lontana dai soliti estremi del dibattito a cui siamo abituate: Non crediamo né al mito neoliberale dell’individuo proprietario di sé, né alla prescrizione paternalista di qualche bene superiore per le donne – affermano convinte – Potremmo anzi dire che tra il paternalismo dello Stato e il laissez-faire del mercato c’è di mezzo la libertà delle donne», con tutti i suoi dilemmi da sciogliere.

 

Committee on the Elimination of Discrimination against Women

Il governo italiano sotto esame dal Comitato Cedaw delle Nazioni Unite

Qui si trova il Rapporto Ombra sui diritti delle donne in Italia 2011

http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=17333:sintesi-rapporto-ombra-e-raccomandazioni-cedaw-2011&catid=187&Itemid=0

Siamo arrivate da pochi giorni a New York e già stiamo rifacendo le valigie per tornare in Italia, riabbracciare i nostri cari e rimetterci a lavorare. Non siamo state delle buone turiste per la grande mela, ma sicuramente la nostra presenza come piattaforma “Lavori in corsa: 30 anni CEDAW ” è un elemento di avanzamento per i diritti delle donne in Italia. Ma che cosa è la CEDAW? È un trattato, uno dei principali delle Nazioni unite, del 1979, sottoscritto da quasi tutti i Paesi del mondo, per assicurare l’applicazione e il pieno godimento dei diritti delle donne. L’Italia ha ratificato la Convenzione per l’Eliminazione di ogni discriminazione contro le donne nel 1985.

13 febbraio e dintorni…fino all’8 marzo

Il 13 febbraio sono scesa in piazza per curiosità e non per convinzione. Non mi piaceva l’appello e mi è dispiaciuto il modo in cui da più parti si è liquidato il dibattito scaturito subito fra chi aderiva e chi no, uno scambio d’idee secondo me interessante e ricco di stimoli, sorto anche in luoghi non sospetti come può essere un quotidiano come il Corriere o nei bus che attraversano la città, animato da donne di diversa età e provenienza.

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