Barbara Bonomi Romagnoli | Quattro domande a… Chiara Gamberale, scrittrice
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Quattro domande a… Chiara Gamberale, scrittrice

Ha poco più di trent’anni e già ha scritto cinque romanzi [fra cui Una vita sottile da cui è stato tratto un film], è una nota speaker radiofonica [ha condotto su Radio 24 la trasmissione di culto “Trovati un bravo ragazzo”] e conduttrice televisiva. Eppure Chiara Gamberale appare proprio come la ragazza della porta accanto, look acqua e sapone e sorriso luminoso. Parla di sé con spontaneità e non ostenta certezze. 


È da poco uscito il suo ultimo libro, Una passione sinistra, un racconto nel quale lei sembra voler mostrare quanto il personale sia politico, e viceversa.
A me interessa raccontare le storie delle persone, è la mia ossessione. Descrivere le alchimie umane, cosa si dà e si toglie la gente quando si incontra. Avevo voglia di riflettere più in generale sulla situazione politica attuale, a partire dalle vite concrete. Credo certamente che ogni cosa che facciamo è politica e viceversa, ma non ho inteso giudicare i miei personaggi da quel presupposto. Non lo faccio mai, a me interessa farli agire nella vita quotidiana.

Lei è molto giovane e ha già un notevole successo. Che rapporto ha con questo e con le conseguenti maggiori possibilità economiche?
Penso di poter dire di avere un rapporto sano, un amico mi prende in giro dicendo che se fosse per me la crisi non ci sarebbe. Sono cresciuta in una famiglia agiata ma che ci ha insegnato a conquistarci le cose. Ovviamente so di essere privilegiata rispetto ad altri e so di poter contare su una rete ma per me scegliere di fare la scrittrice ha significato anchevoler vivere del mio lavoro. Per i primi tre libri non è stato facile, dopo La zona cieca riesco a farlo di più. Nel nostro mondo si dà per scontato che si campi di rendita, non è cosi, è un lavoro e va pagato.

Viviamo in una società complessa, da una parte siamo stimolati al consumismo sfrenato, dall’altra siamo in preda alla precarietà esistenziale e materiale. Pensa che il denaro dia la felicità?
Il benessere sicuramente è un pezzo di felicità, così come la bellezza e la salute fanno la felicità. Anche comunicare fa la felicità, certo. Ma non abbiamo troppi mezzi per dire quello che abbiamo da dirci? Siamo chiamati a mantenere un ritmo insostenibile.

Cosa si può fare per invertire questa tendenza?
Non ho soluzioni, non so dove abbiamo sbagliato, e non tocca a me dirlo. Tra l’altro credo che sia una brutta abitudine italiana, soprattutto in momenti di crisi, questo clima da partita di calcio, dove tutti dicono la loro. Forse è meglio lasciar parlare chi ne sa.

 

pubblicato su BCC Magazine – luglio-agosto 2009



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