Barbara Bonomi Romagnoli | Paolo Rossi e il varietà di guerra. Preventivo
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Paolo Rossi e il varietà di guerra. Preventivo

Ha debuttato ieri sera a Roma, al teatro Ambra Jovinelli, il nuovo spettacolo di Paolo Rossi. Il folletto triestino – ma milanese d’adozione – è tornato in scena con la felice maschera del signor Rossi. Dopo la Costituzione Italiana, il signor Rossi – incarnazione dell’italiano medio – è alle prese con la guerra preventiva e gli aspiranti kamikaze che secondo lui lo circondano, lo accerchiano, lo spaventano ovunque, soprattutto alle fermate del tram. Non c’è scampo e dunque ecco “Il signor Rossi contro l’Impero del Male”.

Rossi ripropone la formula del teatro di “rianimazione” o “avanspettacolo civile”, come si legge nelle scritte luccicanti sul palco, e cerca di coinvolgere il pubblico in sala alternando monologhi, canzoni, sketch, racconti e improvvisazioni. A volte si ride di gusto, ma spesso si sorride, quel sorriso dolce amaro provocato dall’ironia e dall’eco di questi “tempi bui” che stiamo vivendo e che sono il sale, così spiega Rossi prima di cominciare, del varietà. Ossia quel genere di teatro che ha sempre prosperato nei periodi di guerra, quando la paura e la risata vanno a braccetto e che cerca di mettere in ridicolo la quotidianità che ci riguarda tutti.

Del resto, assicura Rossi, “non sappiamo se l’Italia si può definire un paese in guerra, ma sicuramente è un paese che appoggia la guerra preventiva. Dunque questo spettacolo è un varietà di guerra preventivo, un varietà prebellico che la guerra spera di non vederla mai, un happening dell’anima, cattivo, delirante, costruttivo, allucinogeno e soprattutto vivamente sconsigliato alle persone affette da un forte senso logico”. E infatti non c’è logica apparente, non c’è trama ma singole fotografie del mondo e di noi stessi. Istantanee che ricordano il cinema di Kusturica.

Lo spettacolo non a caso è stato allestito in Albania dove ha debuttato al teatro Migjeni di Scutari e risente del’aria balcanica. Anche se il ritmo non è così veloce come ci si aspetterebbe e a volte si perde in scene un po’ troppo lunghe e non molto legate tra loro. Ma questo nulla toglie ai quadretti, da non perdere, di scene di vita: quelli dove il melting pot della compagnia in scena ricrea le fobie e le paure di tutti noi di fronte all’Altro, lo straniero e il migrante. A interpretare i personaggi “scomodi” e che spaventano il buon signor Rossi ci sono Jun Ichikawa, l’attrice giapponese protagonista dell’ultimo film di Ermanno Olmi “Cantando dietro i paraventi”, i tunisini Aicha e Kais Boumaiza, l’attore e percussionista della Costa d’Avorio Rufin Doh Zeyenouin e Emanuele Dell’Aquila alla chitarra, Stefano Bembi alla fisarmonica, Alex Orciari al contrabbasso. Tutti molto bravi nel rendere “naturali” i migranti che abbiamo accanto, c’è chi parla bergamasco meglio di noi o chi tira fuori il cellulare da sotto il velo.

Un paio d’ore che passano veloci, con in sottofondo musiche da tutto il mondo scelte da Franco Battiato, e dopo gli applausi il pubblico resta immobile, lo sguardo fisso sul video che trasmette le fotografie di Giuliana Sgrena. Un finale di serata difficile da presentare per Paolo Rossi, emozionato passa la parola a Pier Scolari, che continua la sua battaglia per salvare Giuliana, forte della grande solidarietà che si è messa in moto in queste settimane, in tutte le forme possibili.

 

(pubblicato su Aprileonline, www.aprileonline.info)



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