Barbara Bonomi Romagnoli | Pink Bee Revolution
1002
home,paged,page-template,page-template-blog-standard,page-template-blog-standard-php,page,page-id-1002,paged-32,page-paged-32,ajax_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-1.6.1

«Io musulmana, mi batto per i diritti delle donne» – intervista a Irshad Manji

Amsterdam

“Possono le nostre società restare aperte e pluraliste senza cadere nel relativismo?”. Questo interrogativo assilla da anni Irshad Manji, giornalista e scrittrice canadese, nata in Uganda e vissuta lì fino a 4 anni, musulmana e lesbica dichiarata. Famosa in tutto il mondo da quando ha pubblicato “The trouble with Islam” (tradotto in italiano con il titolo “Quando abbiamo smesso di pensare? Un’islamica di fronte ai problemi dell’Islam”, Guanda, 2004), Irshad si batte con tenacia perché la maggioranza degli islamici prenda la parola per contrastare il fondamentalismo radicale e difendere una diversa interpretazione dell’Islam, che possa conciliare i valori religiosi con i diritti umani universali, dall’autodeterminazione per le donne al rispetto e dialogo con tutte le possibili differenze.

Bologna, i migranti prendono la parola – Meeting dei media multiculturali

Più volte si è ripetuto che la costruzione dell’immagine dei migranti nei media avviene, molto spesso, attraverso la “lente” della cronaca. Meno spesso l’informazione è attenta alle complesse società che abitiamo, alle diverse culture che si incontrano e convivono. Si dà spazio ad ansie e paure fondate su stereotipi e pregiudizi.

Nelle foto racchiuso il dolore del mondo – World Press Photo 2006

Su uno sfondo nero, dove risalta solo il rosso del sangue e del disegno del vestito, Samar Hassan urla il suo dolore pochi secondi dopo che le truppe statunitensi hanno sparato e ucciso i suoi genitori a Tal Afar, nell’Iraq del nord. Samar è una bimba a cui restano solo i fratelli, rimasti gravemente feriti nell’accaduto. Pochi passi e incontriamo gli occhi di una madre accasciata a terra, quasi rannicchiata in posizione fetale, mentre guarda con orrore un soldato che colpisce il figlio, presunto saccheggiatore in Togo.

Parole per piacere, parole per cambiare – A Genova, la rivista Marea promuove la piccola editoria

Alcuni si fermano incuriositi, altri sorridono, altri ancora passano veloci presi dalle loro cose e magari immaginano che è la solita creazione di qualche artista di strada. Invece, l’insolita installazione che si trova in cima a via XX settembre a Genova, in esposizione fino a domani, è opera di un gruppo di persone convinte che le parole siano fondamentali per cambiare un mondo che non ci piace: con una pila di libri è stata scritta in terra la parola “pace” e le persone sono invitate a partecipare aggiungendo libri e magari anche scambiare tra di loro delle rarità.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi