Barbara Bonomi Romagnoli | L’altro Lotto, quel gioco sociale che resiste a Napoli – “Dreaming by numbers” di Anna Bucchetti
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L’altro Lotto, quel gioco sociale che resiste a Napoli – “Dreaming by numbers” di Anna Bucchetti

Napoli ci appare in bianco e nero, senza voce narrante come vuole la scuola olandese. A parlare sono in tanti e ci raccontanto una città in fermento per una curiosa e antica passione. Quella per i numeri da giocare a sorte. Nel documentario Dreaming by numbers Anna Bucchetti, regista milanese trapiantata in Olanda, ha filmato cosa accade in una qualunque giornata di una antica ricevitoria del Lotto di Spaccanapoli.


Il piccolo negozio, dove si respira una aria intima e familiare, tra una giocata una risata e un caffè, è il segno di un mondo che sta via via scomparendo. «Ho voluto raccontare un aspetto del Lotto che si conosce poco – dice la regista – perchè ormai è più visibile il Lotto delle concessioni presso bar o tabaccai, dove c’è il business dei numeri ritardari ma anche un modo di giocare per vincere che non appartiene alla tradizione popolare napoletana. La mia è stata una forma di protesta, volevo far apparire l’altro Lotto che resiste a Napoli, in cui si gioca assieme, si ha ancora il gusto della chiacchierata e dell’interpretazione di segni e sogni da tradurre in numeri. Il Lotto era ricco di socialità e riti collettivi, come quello dell’estrazione dei numeri. Adesso non c’è più la bambina, come si vede nel documentario, ma una macchina.»
Protagoniste quasi assolute del documentario sono le donne che, accanto alle due sorelle che gestiscono la ricevitoria, ci raccontano le vite che si nascondono dietro i loro numeri. Storie diverse, difficili, a volte drammatiche ma che strappano sorrisi e risate, soprattutto quando il pubblico è straniero ed è davvero faticoso capire come si possa cercare un numero «per lo scarafaggio zoppo che ho sognato».
A Napoli è normale, si gioca su tutto quello che accade nella vita, le cose belle e quelle brutte, si gioca per scaramanzia e una specie di magia salutare. Come accade a Maria, con una vita di lutti – ha perso 4 dei 9 figli-, il carcere e anche una grave ingiustizia subita, ma non per questo perde la sua dignità e continua a sperare grazie ai numeri. Esseri inafferrabili in cui si mischiano sacro e profano, voglia di riscatto e serena rassegnazione per come vanno le cose, soprattutto se si è nati poveri.
Patrizia, transessuale che vive nei vicoli e che di lavoro organizza nella sua casa tombole (illegali) tra donne, è convinta che una eventuale vincita non le cambierebbe la vita. Lei è felice, dice, di quello che ha, della sua appartenenza a una comunità che la rispetta e le vuole bene.
Come spiega lo storico Giuseppe Imbucci, presente nel documentario, per le classi più povere giocare non significa dissipare, come magari pensano gli snob o chi giura e spergiura di non aver mai giocato, ma è invece presa di distanza dalla morale borghese del risparmio. Una morale che implica anche una diversa concezione del tempo: il borghese può prevedere, incassare e risparmiare, il povero no, ha solo il presente e a quello si aggrappa per sperare. Se vince è il momento peggiore, preferisce sperare, costa poco e si sogna moltissimo.


pubblicato su Liberazione, www.liberazione.it



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