Barbara Bonomi Romagnoli | La macchina che abbraccia
781
post-template-default,single,single-post,postid-781,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-1.6.1

La macchina che abbraccia

“ – Se potessi decidere di non essere più autistica così, in un attimo, premendo un interruttore, mi rifiuterei – dice oggi Temple – L’autismo è parte di ciò che sono. È una cosa importante da dire. Io non mi offendo se mi paragonano ad un animale – spiega Temple. – Le mucche e i cani hanno caratteristiche ammirevoli. Non scatenano guerre spaventose dove moltissimi esemplari della loro specie vengono torturati o uccisi. Sono gli animali con il cervello più complesso, come gli scimpanzé, i delfini e gli uomini che si comportano nei modi più crudeli fra loro”.

A rileggere queste righe, nei giorni di Ventimiglia e della disperazione di migliaia di migranti, vengono i brividi. Sono le parole romanzate di Temple Grandin, nota docente della Colorado University affetta da autismo fin da bambina, protagonista anche di un racconto di Oliver Sacks.

Su di lei è stato scritto molto, ma è da poco uscito un bel libro che racconta la sua storia e che permette però di aprire anche una riflessione su una malattia complessa e ancora vista con sospetta e accolta con riserva.

Scritto da Beatrice Masini con le illustrazioni di Vittoria Facchini, è pensato per ragazze e ragazzi ma è ottimo anche per gli adulti e ha un titolo che è già tutto un programma (filosofico, esistenziale, politico) Siate gentili con le mucche. La storia di Temple Grandin [collana Donne nella scienza, Editoriale Scienza, 12,90 €]. Sì, perché Temple Gradin, nata a Boston nel 1947, dopo una infanzia da bambina ‘strana’, ha trasformato pian piano la sua acuta sensibilità e il suo dolore – che nelle parole della madre è una spina in tasca, pronta a ricordarti la sua presenza – in una grande passione per gli animali, di cui diventa amica e sostenitrice. È infatti diventata famosa come progettista per attrezzature per bestiame, ideate per farli soffrire di meno. Perché lei “sente” come un animale. Non perché è pazza, ma perché è autistica e il suo “essere dentro la testa degli animali, sentire e vedere il mondo come lo sentono e lo vedono loro diventerà il punto di partenza per il suo futuro”. È da una vacanza in fattoria che inizia la sua osservazione e studio degli animali: in particolare le mucche che sono anche la fonte di ispirazione per la sua “macchina degli abbracci”, di cui lei stessa fa ancora uso, ma inizialmente immaginata per loro – Temple infatti ha una memoria visuale pazzesca e la usa come un supporto audiovisivo, sperimentando nella sua testa le diverse soluzioni da adottare. La giovanissima Temple, all’epoca ha 18 anni, capisce che così come le mucche quando stanno per essere visitate o vaccinate anche le persone autistiche in momenti di particolare tensione/panico/corto circuito con il mondo esterno hanno bisogno di essere avvolte da un abbraccio. Un abbraccio caldo, lungo, capace di dare quella serenità necessaria per provare a spiegare agli altri cosa succede nella sua testa.

E l’abbraccio di Temple si è esteso al punto da riuscire “ a fare una carriera brillante, dare il suo contributo per cambiare il mondo. Fare la differenza, fare qualcosa che fosse degno di essere ricordato. E ci è riuscita. Ci è riuscita nonostante”.

Nonostante il mondo circostante che ancora non ha capito che “avremmo tanto bisogno, su questa terra, di un po’ di gentilezza in più”.

Pubblicato su LM-Letterate Magazine 137

 



Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi