Barbara Bonomi Romagnoli | La campagna dello «zar» Fini arriva a Roma – Droghe: reprimere e punire
187
post-template-default,single,single-post,postid-187,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-1.6.1

La campagna dello «zar» Fini arriva a Roma – Droghe: reprimere e punire

Basta andare in Rete e dare uno sguardo veloce al mondo per capire che il governo italiano, in fatto di droghe, sta andando avanti come un centravanti di sfondamento, accecato dalle parole d’ordine: reprimere e punire. In Brasile, solo per fare un esempio, la scorsa settimana è passato, nella Commissione costituzionale e giustizia della camera, un progetto di legge che va in tutt’altra direzione, rispetto alle idee di Gianfranco Fini. La nuova legislazione brasiliana prevede la fine della pena carceraria per i consumatori di droghe e l’inasprimento delle pene per chi invece finanzia le attività collegate al narcotraffico.

Ma i movimenti e la società civile hanno raccolto la sfida lanciata dall’orrenda legge sulle droghe dello «zar» vice presidente del consiglio. Un doppio cartello di movimenti e associazioni si sta preparando per partecipare, il 21 febbraio a Roma, alla manifestazione nazionale.
Il primo si chiama «Non incarcerate il nostro crescere. Educare, non punire, per una politica dell’ascolto» e ha raccolto, tra le tante sigle, quelle della Cgil, del Cnca [Coordinamento delle comunità di accoglienza], della Cisl e dell’Arci, del Forum droghe e dell’Agesci, Libera e Magistratura democratica, per citarne solo alcune. L’altro è «ConFiniZero», che ha raccolto i centri sociali sparsi per l’Italia, i movimenti di consumatori di droghe come Mdma, la comunità Glbt [gay, lesbo, bisex e trans] e tante altre associazioni, anche quelle che non lavorano su tematiche specificamente antiproibizioniste.
Giuseppe Borton, responsabile nazionale del settore tossicodipendenze della Cgil, spiega che l’appuntamento romano è «particolarmente importante, perché vede insieme forze d’ispirazione diversa – dai centri sociali, moltissimi, alle comunità, anche di cultura cristiana, come il gruppo Abele di Torino e la comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Sicuramente saranno protagonisti i gruppi, numerosi, di conumatori, ma anche operatori privati e pubblici, come quelli dei Sert, umiliati dalle politiche del governo».
Pronti tutti a tornare in piazza, se dovesse servire: «È solo un primo momento di mobilitazione», continua Borton, « e sia chiaro che è preventiva, per fermare un progetto pericolosissimo. Se non basterà, bisognerà muoversi ancora nei momenti caldi dell’iter parlamentare. È certamente importante lavorare sul territorio per continaure a tenere unito il coordinamento delle diverse forze scese in campo. Non escludo che sarà necessario ripetere mobilitazioni nazionali».
E a chi già parla di disobbedienza civile, per il momento la Cgil risponde così: «È prematuro secondo noi, adesso, immaginare forme diverse di mobilitazione. Pensiamo che in questo momento il nostro dovere sia di impegnare tutte le nostre strutture, non solo quelle che si occupano di questo tema, per una sensibilizzazione del maggior numero di persone possibile. Un percorso fondamentale ma che non è ancora completato».

Tra le novità di questa iniziativa, anche il coinvolgimento in prima persona di chi lavora nelle autorità locali. Accanto all’appello nazionale di «ConFiniZero», è stato redatto «MunicipiConFiniZero», primo firmatario Daniele Farina, consigliere comunale a Milano. Secondo il quale «è un dato indubbio che questa sarà la più grande manifestazione in Italia su questo tema. E va sottolineato che, se la legge Fini va bloccata, questo non vuol dire che la normativa attuale sia sufficiente. Anzi, questa mobilitazione dice a chiare lettere che la legge va comunque riformata. È un impegno che ci siamo presi per evitare che poi si pensi che questo tema non sia all’ordine del giorno nelle politiche del paese».

«Cosa fare dopo il 21 febbraio», aggiunge Farina, «non è ancora chiaro, perché saremo vincolati a un dibattito parlamentare che non è stato ancora messo in calendario. Questo significa che bisogna lavorare sui territori, in tutte le città, per aumentare la visibilità e per capire quali forme di lotta, che possono essere molteplici, siano le più efficaci, anche per sensibilizzare settori più ampi della società civile».

Il mondo cattolico è sceso in campo senza esitazioni. «I fenomeni sociali – ha spiegato don Luigi Ciotti durante la conferenza stampa di presentazione della mobilitazione – vanno governati, non esorcizzati con leggi manifesto che non hanno presupposti educativi. Una legge che contiene punizioni e divieti è diseducativa. Vorrei che questi signori avessero l’umiltà di confrontarsi con gli altri e non solo con gli amici degli amici».

«Quello di Fini – ha aggiunto Lucio Babolin, presidente del Cnca – « è un testo ideologico fondato sulla repressione e figlio di una cultura che stigmatizza ogni diversità e chi rifiuta l’omologazione».

Una legge, come ripetono in molti, incentrata sulla repressione. Babolin ha poi criticato il governo per non essersi rivolto alle associazioni: «Più volte abbiamo chiesto di essere ascoltati, ma nessuno ci ha mai convocato, né ha mai voluto ascoltare le ragioni che venivano dall’esperienza».
«La realtà del nostro paese è quella di almeno quattro milioni di consumatori di marijuana, molti dei quali poliassuntori, che vivono nell’illegalità un’esperienza evolutiva, con un alto rischio non tanto legato al consumo in sé quanto alla criminalizzazione, alla disinformazione, alla mancata possibilità di un controllo della qualità delle sostanze». A dirlo, molti artisti italiani: Assalti Frontali, Skiantos, Il Parto delle nuvole pesanti, Radio Derwish, Vasco Rossi, Marco Paolini e Daniele Luttazzi, per citarne solo alcuni.
E aggiungono: «La legge infatti, al di là della folle equiparazione tra droghe pesanti e leggere e delle pesantissime pene previste anche per i semplici consumatori, ridisegna completamente il sistema degli interventi. Affidando alle comunità di recupero il potere non solo di curare ma anche di diagnosticare lo stato di tossicodipendenza, la proposta Fini apre a una possibile caccia al ‘drogato’ che ci fa solo rabbrividire». anche loro pronti ad animare la parade di Roma. L’erba proibita avrà una splendida colonna sonora.

(pubblicato su Carta, www.carta.org)



Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi