Barbara Bonomi Romagnoli | Gianni Alemanno, la rivoluzione che conserva – Il vertice della Fao e la politica del governo Berlusconi
197
post-template-default,single,single-post,postid-197,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-1.6.1

Gianni Alemanno, la rivoluzione che conserva – Il vertice della Fao e la politica del governo Berlusconi

“Dobbiamo governare la globalizzazione”, ha detto a fine maggio il ministro per le politiche agricole e forestali Giovanni Alemanno [An] a Cipro, durante l’incontro europeo in preparazione del summit Fao. “La fame nel mondo non è solo un problema di difficoltà di ricerca del cibo, ma anche di accesso ad esso”. Quali siano le sue proposte in merito e come voglia intervenire è più difficile capirlo.

Da quando è diventato ministro, con l’intento di portare avanti “una rivoluzione conservatrice”, come disse nel suo discorso inaugurale, Alemanno sembra aver brevettato, più che altro, la linea del trasformismo, che riguarda più la forma che la sostanza, ma che è senza alcun dubbio “made in Italy”
Con la premessa di voler rivoluzionare tutto, ci si aspettava, infatti, l’innovazione dell’intera struttura amministrativa “ulivista” tanto avversata, a partire dal comitato scientifico, che invece è rimasto tale e quale. La novità, a garantire la continuità con il passato, è il suo segretario politico Mamalchi.
Ex fascista di Avanguardia nazionale, insieme ad Alemanno ha fatto parte di quei ragazzi degli anni settanta che hanno dedicato tante energie, anche muscolari, alla costruzione della cosiddetta destra sociale. E per condire nostalgicamente il nuovo corso del ministero, pare che tutti i dirigenti abbiano ricevuto come dono natalizio, a mo’ di agendine, dei libretti con le massime del duce. Il quale, forse, avrebbe preferito maggiore efficacia e potere decisionale per il ministero di Alemanno, di fatto operativo solo da marzo, e che, a differenza degli altri colleghi di governo, non ha nessuna funzione di gestione diretta perché le competenze sulle politiche agricole sono passate in blocco alle amministrazioni regionali.
Nonostante Alemanno abbia a disposizione una “legge delega”, come è ormai regola con il governo Berlusconi, sulle politiche agricole è molto più forte che in altri casi la frizione tra lo stato e le regioni, che intendono mantenere il controllo sul loro territorio. E lo scarto sta aumentando anche tra le dichiarazioni di Alemanno e il resto del governo. La vicenda degli alimenti transgenici, ad esempio, è diventata molto contraddittoria e confusa: Alemanno, forte della volontà di difendere la specificità del prodotto tipico italiano, è sempre stato contrario e intransigente mentre la tendenza governativa sembra essere tutt’altra.
E c’è un’altra tendenza sulla quale Alemanno sarà chiamato a dare indicazioni. Si tratta dell’idea di creare delle “isole felici” di produzione biologica, in un mare di agricoltura industriale. Una scelta che rientra nella “riforma” della Pac [Politica agricola della comunità europea], e che è stata sposata dalla destra, senza tenere conto dei limiti evidenti del modello produttivo agro-industriale. Per l’Italia, la nuova Pac potrebbe comportare un prezzo altissimo, pagato direttamente dai contadini, che subiranno la riduzione del sostegno statale.
Le “voci di corridoio” dicono che Alemanno si tenga continuamente in bilico tra il fare e il non fare, perché in realtà il suo mandato ministeriale sarebbe solo una fase transitoria: si ipotizzerebbe, infatti, un passaggio alle politiche sociali al posto di Maroni. Alemanno segue con attenzione le scelte del collega, che di recente ha deciso di aumentare del 20 per cento la quota d’ingresso di lavoratori stagionali immigrati nel 2002. “La domanda di manodopera extracomunitaria in agricoltura”, ha commentato Alemanno, “ha registrato negli ultimi anni una continua espansione, a conferma della vitalità e delle grandi potenzialità occupazionali del settore agroalimentare”.
Peccato, però, che quegli stessi lavoratori stagionali migranti siano messi al bando dalla legge del suo segretario di partito, Gianfranco Fini, e del “riformatore” Bossi .

(pubblicato su Carta, www.carta.org)



Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi