Barbara Bonomi Romagnoli | Cosa ne pensano i ragazzi? Il confronto a Torino con Università e Telefono Rosa
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Cosa ne pensano i ragazzi? Il confronto a Torino con Università e Telefono Rosa

Anche l’università si mobilita in vista del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne: da Milano, dove l’Università Bicocca (di cui abbiamo raccontato il programma qui)partecipa alla campagna UNiTE to End Violence Against Women (con tre appuntamenti dal titolo significativo: «Parole, no violenza», «Violenza contro le donne: un anacronismo inaccettabile», «La mujer que merezco – La donna che merito di essere»; a Verona dove verrà messo in scena lo spettacolo Maledette suffragette. Storie canti e immagini della lotta per l’emancipazione delle donne, fino a Palermo con l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali che ospiterà «Una sciarpa rossa contro la violenza sulle donne», ed è possibile aderire all’iniziativa pubblicando foto sui social network usando gli hashtag #sciarparossa #25novUniPa #questononeamore. A Torino, invece, il Dipartimento di Psicologia e il Comitato Unico di Garanzia con la collaborazione dell’Associazione Volontarie Telefono Rosa Piemonte di Torino organizzano un convegno dal titolo «La Violenza maschile sulle donne nella percezione giovanile». Saranno divulgati e commentati i dati raccolti attraverso più di 5mila questionari compilati da allieve e allievi delle classi quinte di alcuni istituti scolastici di Torino e provincia e da studentesse e studenti iscritti all’Università degli Studi di Torino, in merito alla percezione giovanile della violenza nei confronti delle donne.

Il Telefono Rosa di Torino ha divulgato i dati 2015 e non sono certo incoraggianti: 688 donne accolte nel corso dell’anno, 121 i figli/e che hanno subito violenza diretta e 331 protagonisti di violenza assistita. Nonostante un calo del 3% sul totale delle donne accolte, rispetto all’anno precedente, c’è però un aumento delle lesioni fisiche e psicologiche (+ 5% in entrambe le tipologie di violenza) e 175 casi di stalking (pari al 25% del totale). E come ricordano da sempre i movimenti femministi sono significative le violenze sessuali intra o extrafamiliari: dagli 81 casi del 2014 ai 98 del 2015. I partner continuano ad essere i protagonisti in negativo delle violenze, nell’80% dei casi si tratta di compagni o ex compagni (mariti, fidanzati, conviventi). Elena Bigotti, avvocata del Telefono Rosa Piemonte di Torino, impegnata in quella che definisce «un’esperienza formativa molto profonda, sia dal punto di vista umano sia professionale» spiega che ancora mancano strumenti normativi che permettano «un intervento agile e articolato che possa evitare che la donna offesa e i minori presenti vedano stravolgere dalla violenza la loro vita, le loro relazioni, le case, i lavori, e la salute». Ma non solo: «Manca lo stigma sociale sul violento che deve essere il soggetto che va punito e isolato, anche socialmente. Spesso invece accade il contrario, soprattutto quando vediamo che la donna oggetto di violenza viene isolata o ignorata o peggio ancora giudicata dalla società intorno». Del resto si continua a parlare di «fatto privato o pruriginoso legato “all’amore” e a livello culturale politico sociale manca il riconoscimento della autorevolezza femminile», conclude Bigotti. Invece la presidentessa del Telefono Rosa Piemonte di Torino, Lella Menzio, ricorda come «l’impegno dell’Associazione è tesa non solo ad offrire servizi interni e accompagnamenti mirati alla rete territoriale dei servizi, ma anche a promuovere interventi articolati nei confronti delle generazioni più giovani, in tutto l’arco evolutivo». Non va poi dimenticato «il ruolo del Telefono Rosa ai diversi tavoli di lavoro istituzionali e territoriali al fine di individuare forme e metodi concreti di trattamento dei maltrattanti». Non ci sarà vero contrasto alla violenza, sottolinea Lella Menzio, fin quando non verranno responsabilizzati e trattati i veri protagonisti, in negativo, della violenza di genere.

Alla giornata interviene anche Margherita Accornero – 21 anni, terzo anno di giurisprudenza e rappresentante degli studenti e delle studentesse nel comitato unico di garanzia dell’ateneo – che aggiunge: «La percezione tra i/le giovani della violenza sulle donne è un qualcosa di molto variegato, dipendente anche in parte dall’ambiente in cui questi vivono, studiano, intrecciano relazioni. In Università ci sono iniziative sporadiche organizzate da professori e/o da studenti che provano a porre una riflessione sul tema, ma non è ancora sufficiente per poter dire di avere tutti noi che viviamo l’Università ogni giorno una piena consapevolezza delle dinamiche di violenza che pervadono la nostra società e dunque anche l’ambiente universitario». Accornero si definisce femminista? «Preferisco evitare le definizioni» – risponde – che mi sembrano solo un modo di ingabbiare la diversità di ciascun individuo. Ritengo che le differenze di genere esistano e vadano valorizzate, senza però costringere nessuno nel perimetro circoscritto di queste. Meglio sarebbe che le categorie di genere, impossibili da eliminare dalla narrazione dell’esistente, fossero conosciute e tutte ugualmente apprezzate, in modo da potersi muovere liberamente tra queste, così che tutte e tutti siano libere e liberi di autodeterminarsi e reinventarsi».

pubblicato sul La27Ora del Corriere della Sera



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