Barbara Bonomi Romagnoli | deep
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“Nessuno ha mai regalato una canzone ad una vittima di mafia. Noi lo abbiamo fatto”: Moffo Schimmenti ricorda Peppino Impastato

Nel parco naturale delle Madonie è da poco passato il tempo della semina dei fagioli badda – palla in dialetto siciliano –, una primizia che dagli orti di Polizzi Generosa è arrivata fino all’Arca del gusto di Slow Food.
Tra i produttori di questa eccellenza gastronomica c’è anche Gandolfo Schimmenti, bracciante agricolo, cantautore, fondatore del collettivo musicale C.P.F. “Ce la possiamo fare” e uno dei compagni di lotta di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978.
Sono passati trent’anni e in questi mesi si sono succedute tante iniziative, editoriali e politiche, per ricordare la storia di Peppino ma “non è mai stato fatto un omaggio musicale ad un morto ammazzato di mafia”- racconta Gandolfo, detto Moffo – “ho pensato che fosse il modo migliore per pensare a lui trent’anni dopo. Era da un po’ che, leggendo le sue poesie, mi ero messo a scrivere delle canzoni, a musicarne alcune. Poi ho incontrato Giuseppe Fontanella, chitarrista dei 24 Grana, con cui abbiamo deciso di pubblicarle e dare il via a questo progetto che ha coinvolto tantissimi musicisti”.

Tempo di guerra per decreto. Chi informa è un traditore – La riforma dei codici militari

Lo scorso novembre, la maggioranza ha approvato al Senato la delega al governo per la riforma dei Codici penali militari di pace e di guerra. Obiettivo principale del progetto è ottenere la massima applicabilità della legge marziale e mantenere in vita la giurisdizione militare, inconcepibile nel nostro paese anche per la fine della leva obbligatoria, che, almeno formalmente, poteva giustificarla.

All’arrembaggio della nave truffa – Le frodi sull’olio di oliva

«Scusi, lei è vergine?». Questa la bizzarra domanda alla quale risposero diversi interlocutori [tra i quali il ministro alle politiche agricole, Gianni Alemanno] durante una puntata della trasmissione di Report [programma di Rai 3 a cura di Milena Gabanelli] nel marzo 2002. Carta pubblicò nell’almanacco monografico sull’alimentazione [numero 22/02] alcuni stralci della trasmissione, interamente dedicata alle frodi sull’olio extravergine d’oliva.

Tutti i buchi delle carceri – Indagini sulla detenzione in Italia

La richiesta di autorizzazione per l’autopsia arriva via fax in tarda serata: in questo modo i familiari hanno saputo, il primo maggio scorso, che M.D.S., da tre giorni in carcere per il furto di un motorino, si era tolto la vita nella sua cella del reparto psichiatrico del carcere romano di Rebibbia. Aveva 41 anni e avrebbe dovuto scontare otto mesi e 15 giorni. Il giorno prima, sempre a Rebibbia, un ventenne, marocchino, si era impiccato con le lenzuola alle sbarre.

Né Max né Mara sono iscritti al sindacato – Un padre-padrone nella civile Reggio Emilia

[scritto in collaborazione con Massimiliano Boschi]

Confindustria raggruppa, su base volontaria, più di 110 mila imprese, ma tra queste non figura Max Mara. La casa di moda di Reggio Emilia, infatti, nonostante il fatturato vicino al miliardo di euro [1.900 miliardi delle vecchie lirette], le 1.200 boutiques in tutto il mondo, e i 2.700 dipendendi [dei quali l’80 per cento sono donne], è uscita nel 1976 dalla FederTessili, mantenendo comunque un forte peso nell’associazione industriale territoriale, per non riconoscere il Contratto collettivo nazionale di lavoro. Da allora non vi è più rientrata. Responsabile di questo scelta è il Cavalier Achille Maramotti, fondatore e padre padrone dell’azienda. Così, allo stato attuale, l’azienda non ha praticamente relazioni con il sindacato.

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