Barbara Bonomi Romagnoli | queer
5
archive,paged,category,category-queer,category-5,paged-7,category-paged-7,ajax_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-1.6.1

Come lo vuoi il consultorio? Campagna nazionale Sinistra Arcobaleno

Dopo decenni di torpore e di pochissima attenzione da parte delle istituzioni sono tornati in auge i consultori. Purtroppo non per rimetterli al centro di politiche che garantiscano l’autodeterminazione delle donne, ma al contrario perché negli ultimi anni sono stati sempre più attaccati, svuotati di senso, privati di risorse o invasi dalle forze conservatrici, che con i loro movimenti per la vita tentano in qualunque modo di decidere su e per le donne. Ma c’è un vasto mondo di associazioni e movimenti delle donne che sono attivi invece da anni nei territori per mantenere intatto lo spirito che aveva animato la legge che trent’anni fa li aveva istituiti.

Questo giorno ci ha R8 – scritto in collaborazione con Rosa Saugella

Verrebbe da non crederci, eppure c’è chi ha preso molto sul serio l’iniziativa di Giuliano Ferrara. Il consiglio comunale di Chioggia lo scorso 8 febbraio ha approvato la moratoria contro l’aborto con una mozione in cui c’è scritto che l’aborto è “omicidio premeditato” e che il Comune aderisce alla campagna per “intaccare” la legge 194. Il tutto deciso in un consiglio comunale “riunito alle 3 del mattino per votare una mozione che invece di restituire dignità e strumenti di intervento ai malfinanziati consultori e difenderne la laicità, escogitare dispositivi di difesa di una legge voluta dal 70% degli italiani, mira ad offendere e condannare le donne”, come raccontano le donne dell’assemblea di Venezia e Mestre (www.vengoprima.noblogs.org).

Convention ad excludendum – scritto in collaborazione con Rosa Saugella

Il sommovimento femminista, tornato ad essere visibile negli ultimi mesi, ha scelto in diversi momenti pubblici di ritrovarsi solo tra donne, femministe e lesbiche. Una modalità che ha sollecitato accese discussioni e che, vista da fuori, è sembrata una sorta di déjà vu, in molti hanno immediatamente rivolto lo sguardo agli anni Settanta. In realtà, tra le più convinte sostenitrici della pratica separatista, soprattutto per il corteo del 24 novembre scorso, sono state le giovani. Ragazze che in molti casi frequentano, vivono o comunque fanno politica anche in luoghi misti ma che, in questo caso, pensano che stare tra donne sia funzionale e necessario, per riappropriarsi di tempi e spazi troppo spesso declinati al maschile.

Centocinquantamila donne – Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne (2)

Sì è vero siamo incorreggibili, birichine, scalmanate e sciagurate. Siamo certamente pazze, nel voler scendere in piazza da sole e nel continuare a ripetere che la politica è anche–soprattutto–quella che fanno i movimenti e che si costruisce dal basso. A quanto pare siamo pure in tante: sabato abbiamo attraversato Roma in centocinquantamila, arrivate da tutta Italia. Siamo altresì testarde e, quando serve, di poche parole. E se abbiamo detto «no, è no».

La città delle donne – Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne (1)

Nessun palco e nessun testimonial: sabato 24 novembre saremo in tante, tutte protagoniste. E’ una scelta politica per ribadire, se ce ne fosse ancora bisogno, che il movimento delle donne non ha bisogno di «cappelli», benedizioni o simili per scendere in piazza e riprendere parola pubblicamente. Infatti è bastato un tam tam tra collettivi, associazioni e centri antiviolenza per tessere una rete che man mano si è ampliata, portando dentro differenze e complessità che hanno arricchito un percorso che è certamente difficile ma possibile.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi