Barbara Bonomi Romagnoli | queer
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Quante trame sul tappeto – Seh Zan, il cinema persiano al Medfilmfestival

Tre donne: una nonna, una madre, una figlia. Tre generazioni che raccontano l’Iran di oggi tra tradizione e modernità, insieme a loro il tappeto, simbolo di un antico patrimonio culturale in trasformazione e un viaggio che da Teheran arriva alle regioni desertiche di questo grande paese, per riportare a casa la più piccola in fuga.

È questo il tema scelto da Manijeh Hekmat, una delle registe più interessanti nel panorama del cinema iraniano degli ultimi decenni, per il suo secondo lungometraggio Seh Zan [3 Women] presentato alla XIV edizione del Medfilmfestival di Roma. Hekmat, come sceneggiatrice e aiuto regista ha lavorato in oltre venticinque film, tra i quali The Girl in the Sneakers, film tedesco ambientato nel Kurdistan iraniano.

La rivolta degli ombrellini rossi – Roma, ordinanza Alemanno contro la prostituzione

Non ha perso tempo Alemanno. I primi di settembre, ispirato dal ddl Carfagna, il comune di Roma ha emesso un’ordinanza che prevede multe per prostitute e clienti. Provvedimento che ha sollevato commenti vari. Il Sulpm (sindacato unitario lavoratori polizia municipale) si chiede se «scrivendo che è fatto divieto “di contattare soggetti dediti alla prostituzione ovvero concordare con gli stessi prestazioni sessuali” si intende che anche il solo contattare per chiedere ad esempio una sigaretta o portare un caffè come fanno alcune associazioni di volontariato cattolico, ad un soggetto dedito alla prostituzione significa incorrere in una sanzione. Chi specificherà, ad esempio all’agente operatore, quanto corta si deve intendere una minigonna affinchè si manifesti inequivocabilmente l’intenzione di adescare o esercitare l’attività di meretricio?».

Per favore, basta parlare delle donne come vittime

Perplessità e anche un po’ di fastidio. Queste le mie impressioni dopo aver assistito al documentario-fiction “La vittima e il carnefice” di Mauro Parissone e Roberto Burchelli – che andrà in onda oggi su Rai Tre – e più volte sono saltata sulla poltrona durante la proiezione. A cominciare dal titolo scelto. Non si può continuare a parlare di violenza maschile sulle donne, definendo quest’ultime sempre e soltanto vittime.

Tra differenze e scambi di genere – scritto in collaborazione con Rosa Saugella

Non è facile “fare una mappa” dei femminismi italiani, sostiene Rossana Rossanda in un articolo su Il manifesto del 31 marzo, ma è possibile individuare due “principali posizioni rispetto al fare politico”. Sostiene Rossanda che “l’una vede nel conflitto fra i sessi una costante metastorica, o quanto meno originaria, irrisolta quanto più introiettata senza esplicitazione; […] e finché tale resta, il conflitto non conscio di sé mutila e conforma l’uno e l’altro sesso, reciprocamente confusi, dolenti. […] La seconda posizione, all’inizio derivata da Luce Irigaray, vede più che il conflitto – il conflitto è comunque un rapporto – un’eteronomia dei sessi che darebbe luogo, fra natura e storia, a una differenza insorpassabile”. Le due posizioni lucidamente colte da Rossanda sono presenti nel femminismo italiano da lungo tempo, da quando già negli anni Settanta Carla Lonzi criticava l’uguaglianza formale tra donne e uomini e riteneva invece necessario affermare la disuguaglianza e differenza esistenziale tra i due sessi per smascherare il modello patriarcale, causa dell’oppressione reale delle donne.

Di pari diritti – scritto in collaborazione con Rosa Saugella

“Razzismo e sessismo sono sistemi interconnessi di dominio che si rafforzano e si sostengono a vicenda”, scrive Bell Hooks, femminista e scrittrice statunitense, in uno dei suoi testi più noti “Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale”, dove mettendo insieme discorso di genere e di razza l’autrice critica i tradizionali schemi sulle appartenenze e identità sessuali.

C’era una volta il consultorio – scritto in collaborazione con Rosa Saugella

La notte del 21 febbraio scorso con una azione di attacchinaggio sono comparse donne di carta sui muri dei consultori di Bologna, in  via Sant’Isaia, via Montebello, via Tiarini, Pilastro, S.Orsola e in alcuni punti sparsi per la città ma di grande visibilità o importanza simbolica come Porta Mascarella, Porta Santo Stefano, l’ex Maternità di Via D’Azeglio.

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