Barbara Bonomi Romagnoli | Bologna, i migranti prendono la parola – Meeting dei media multiculturali
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Bologna, i migranti prendono la parola – Meeting dei media multiculturali

Più volte si è ripetuto che la costruzione dell’immagine dei migranti nei media avviene, molto spesso, attraverso la “lente” della cronaca. Meno spesso l’informazione è attenta alle complesse società che abitiamo, alle diverse culture che si incontrano e convivono. Si dà spazio ad ansie e paure fondate su stereotipi e pregiudizi.

Eppure nel nostro paese, come in Europa, sono attive migliaia di iniziative che promuovono la diversità, la ricchezza e il pluralismo culturale nei media. Tutte queste esperienze si incontreranno il 9 e 10 giugno a Bologna per il secondo Meeting dei media multiculturali, promosso dalla ong Cospe nell’ambito del progetto europeo “Mediam’Rad – Media, Diversità, Pluralismo” che intende valorizzare le produzioni radiofoniche, televisive e su carta stampata promosse da cittadini di origine immigrata.  I protagonisti dei media multiculturali potranno condividere esperienze, strategie e pratiche di lavoro con i colleghi, confrontarsi con rappresentanti di enti locali, istituzioni politiche nazionali, esponenti del mondo universitario, dell’ordine dei giornalisti e del servizio pubblico radiotelevisivo. Alla due giorni bolognese parteciperanno, tra gli altri, anche i rappresentanti della “Federazione dei media culturali stranieri in Italia”, nata pochi mesi fa per iniziativa di alcuni professionisti immigrati che intendono creare una rete di appoggi per promuovere manifestazioni, incontri, seminari e congressi. E ovviamente non mancheranno le voci dei giornalisti di origine straniera che in questi anni ci hanno raccontato una altra Italia e hanno cercato di cambiare anche il vocabolario con cui il giornalismo tradizionale “legge” le tematiche legate all’immigrazione.  Lo scorso anno a Firenze, nel primo meeting nazionale, i media multiculturali avevano sottolineato il loro mancato riconoscimento nel mondo dell’informazione, ribadendo la loro fondamentale importanza per supplire “al deficit di rappresentatività e alle carenze di media a larga diffusione che continuano a rappresentare la società in cui viviamo come prevalentemente monoculturale e monolingue, quello del gruppo dominante in senso numerico o di potere”. Quest’anno quindi il dibattito sarà focalizzato sull’accesso alle risorse per un’efficace comunicazione interculturale in Italia, ma anche sulle possibili opportunità di scambio fra i media multiculturali e i media mainstream.  Sarà una occasione importante per ricordare quello che Daniele Barbieri disse a Imola nel 2005 in un convegno sui migranti nei media: “la signorina notizia è bianca, ha le gambe corte, una diffusa sordità, una grave miopia”. Ma c’è chi rovescia questo sguardo, come dimostra l’esperienza della Agenzia Migra (Agenzia informazione immigrati associati), nata all’interno del progetto Equal “L’immagine degli immigrati in Italia tra media, società civile e mondo del lavoro”, con l’obiettivo “di dare voce ai soggetti interessati, partendo dal loro punto di vista e promuovendo una stretta collaborazione tra giornalisti immigrati/e e italiani/e per una corretta rappresentazione delle comunità straniere nei media”. Migra è la prima agenzia in Europa ad avvalersi prevalentemente di corrispondenti immigrati/e e l’esperimento, nonostante mezzi meno potenti dei media ufficiali, è sicuramente riuscito come testimonia anche il volume “Migrantemente – Il popolo invisibile prende la parola” (a cura di Sabatino Annecchiarico, Emi, 192 pag., 10 euro) che raccoglie cronache, articoli e commenti dei collaboratori e collaboratrici dell’Agenzia. Sono storie che difficilmente leggeremo altrove, che offrono un quadro molto più vicino ai veri mutamenti sociali che attraversano le nostre città e quartieri, più vero rispetto ai sentimenti che animano donne e uomini con esperienze coraggiose e difficili, ma soprattutto storie che ci parlano in tutte le lingue del mondo. Perché è solo con un vocabolario multilingue che si può afferrare meglio la realtà ed evitare che le parole lascino impronte di razzismo, esclusione e discriminazione.


pubblicato su Liberazione, www.liberazione.it



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